lunedì 17 settembre 2012

La mia collezione di libri di poesia si allarga

Carlotta

Tu sarai una donna
ragionerai come io
non ho fatto mai. Sarai me
                   ma porterai la gonna.
La notte avrà un'altra
dolcezza per te,
non sentirai questa asprezza
chiudendo le mani.
Anche grandi piogge per te
saranno canzoni.

Sarai una donna, volgerai
molto amore, amore forte
come nel mare volge l'onda,
il tuo invisibile plancton
contro la morte fonda.
Ne avrai gli spasmi e il risalire
improvviso delle risa,
il pensiero sarà alla sera
una dolce fronda
sopra gli occhi.

Sarai un miracolo per tanti,
anche senza fare niente.
                        Una traccia
per chi non vede più le stelle.
Apparirai come tua madre, bella,
                                 una scintilla.

Sentirò le tue mani piccole
per sempre giocarmi sulla faccia
come foglie che il vento
muove sulla terra.

E quando sarà finita la mia guerra
e mi sfuggiranno le parole
sarai il privilegio
di una canzone alta, che non muore.

Davide Rondoni, 
in Il bar del tempo (ed. Guanda, 2004)



martedì 12 giugno 2012

Nanni Moretti sarà il vip più citato in questo blog

Nanni Moretti sarà il vip più citato in questo blog. Non basta incontrarlo per una fortunata serie di coincidenze sul posto di lavoro, ora me lo ritrovo pure nei sogni!
Qualche notte fa, infatti, mi è capitato di sognare quanto segue.

Mi trovavo all'università a seguire una delle mie interessantissime lezioni. Ero seduta vicino alla porta semiaperta dell'aula e a un certo punto vedo qualcuno che infila la testa nella stanza, come per cercare qualcuno. Non avendo trovato chi cercava, Nanni Moretti se ne va, salvo poi tornare indietro, entrare in aula e dirmi:
"Ciao Valeria! Mi ricordo di te... eri la stagista di nottetempo!"
"Sì, esatto. Salve"
"Stai seguendo le lezioni?"
"Eh sì. Lei piuttosto come sta? Ho sentito del suo incidente con la Vespa..."

Insomma, il mio cervello ha senz'altro qualcosa che non va!


mercoledì 11 aprile 2012

Sicilia

Il consueto viaggio di Pasqua ci ha portato quest'anno in Sicilia. Ma si fa presto a dire Sicilia... La Sicilia è una regione grandissima, la più grande di tutte le regioni italiane. E così, per fare, che so, Messina-Palermo, uno ci potrebbe impiegare benissimo più di tre ore. Perciò il buon Peppe, nostro mentore e accompagnatore, ha ritenuto opportuno concentrarsi solo sulla parte nord-orientale dell'isola, per limitare al massimo gli spostamenti e ottimizzare i tempi. Ma andiamo con ordine...
Le modalità del viaggio sono sempre le solite: pullman, pullman, pullman! Possibilmente pieno di vecchi, in modo che l'età media non sia mai inferiore ai 65 anni. Luigi, grazie alla sua spropositata altezza, si aggiudica ancora una volta il posto centrale dei cinque sedili in fondo, che inesorabilmente si rivelerà sempre il più scomodo di tutti, e io mi accomodo vicino a lui. Superata la prima nottata di viaggio, tutto il resto sono bazzecole. Prima di imbarcarci per Messina, ci fermiamo a Reggio Calabria per vedere i Bronzi di Riace, in ristrutturazione e perciò sdraiati e protetti da una teca di vetro. Li facevo più alti e invece non superano neanche i due metri. Delusione, insomma.
La traversata è rapida e indolore, e già prima di pranzo arriviamo nel nostro hotel, vicino Milazzo. Questo non ha deluso per niente le nostre aspettative: camere enormi con letto enorme (vedi foto), balcone con vista mare, piscina, e, scopriamo poco dopo, cibo buonissimo. Dopotutto, deve pur avere qualche lato positivo il fatto di rimanere in Italia, dopo tanto girovagare per l'Europa!



Nel pomeriggio, la nostra prima tappa: Milazzo. Cittadina portuale che non ci ha entusiasmato più di tanto. Probabilmente eravamo troppo stanchi per girarla per bene e ci siamo limitati a uno sguardo superficiale alla parte bassa della città. Questa stanchezza profonda potrebbe anche spiegare la mia caduta in catalessi alle 21:30, nonostante ci fosse un bel fusto sdraiato al mio fianco in un letto enorme. Ma vabbè...

Il secondo giorno ci aspetta Taormina ed entrambi abbiamo grandi aspettative su questa città. Innanzi tutto, arrivando, mi sono stupita dell'organizzazione del posto: alle porte del centro città c'è un ampio parcheggio per i pullman che scaricano lì orde di turisti, i quali possono sia proseguire a piedi, sia usufruire gratuitamente di una navetta per il centro. Davvero un ottimo servizio. La città è arroccata su una scogliera a picco sul mare e il corso, pieno dei soliti negozietti di souvenir, ma anche di laboratori di artigiani e di artisti, segue il profilo del promontorio, aprendosi di tanto in tanto in piazze e slarghi affacciati su panorami mozzafiato. Lo stesso teatro greco di Taormina offre uno spettacolo bellissimo: incastrato tra il verde della collina e l'azzurro del mare, è una cornice affascinante e senza tempo. Penso che ascoltare un concerto lì sarebbe il massimo!




Il pomeriggio tra Acireale e Barcellona Pozzo di Gotto non è stato altrettanto esaltante, ma ci ha permesso di assistere a una processione molto sentita e partecipata in occasione del venerdì santo nella quale i barcellonesi sfilano attorno al paese portando diverse e pesanti statue raffiguranti le varie stazioni della via crucis, intonando canti, in una festa che comincia nel primo pomeriggio e termina a tarda sera.


Il terzo giorno è la volta della gita alle isole Eolie. Anche se il tempo non è dei migliori, ci garantiscono che il lunedì dopo sarebbe stato peggio, quindi abbiamo dovuto cogliere l'attimo. Una guida, Angela, ci porta alla scoperta di Lipari, la più grande delle sette isole che compongono l'arcipelago vulcanico. Anche questa, a prima vista, sembra molto graziosa: la piazza del porto è piena di locali che stanno cominciando a riaprire adesso, per la bella stagione; un castello, ora adibito a museo, si erge nella parte più alta dell'isola; sul corso non mancano boutique di gran classe e negozi di souvenir, tra cui spiccano nere pietre lucenti, l'ossidiana nata dalla solidificazione della lava del vulcano. Proprio sul più bello, ci coglie la pioggia, ma proseguiamo comunque il nostro viaggio verso Vulcano, un'altra isola il cui nome dice tutto. Su di essa, infatti, un vulcano ancora attivo sparge nell'aria un acre odore di zolfo e copre la visuale con fumi bianchi che spuntano da buche nel terreno. Molti tedeschi, incuranti delle basse temperature esterne, fanno il bagno nelle pozze di acqua sulfurea bollente. Mi sarei buttata anche io se non ci fosse stato tutto quel vento! E invece abbiamo solo potuto fare qualche foto sulla spiaggia: i residui di ferro e di altre sostanze provenienti dal vulcano hanno conferito alle spiagge colori fantastici, fatti di sfumature del nero e del rosso, che sembrava di essere su Marte! Il rientro a Milazzo è stato abbastanza traumatico: mare forza tre con conseguente subbuglio interiore. Solo la breve durata della traversata ha fatto sì che non finisse nel peggiore dei modi.




Il giorno di Pasqua è passato tra il sacro della messa al santuario di Tindari e il profano della consueta abbuffata di tutte le feste. Tindari è un paese di poche centinaia di anime, anch'esso sperduto sopra il cucuzzolo di una montagna dove pare che soffi sempre un gran vento (come scrisse Salvatore Quasimodo nella poesia Vento a Tindari, e come peraltro abbiamo avuto modo di appurare anche noi). Il santuario ospita una statua lignea di una madonna "nera" con bambino, ritrovata in un forziere nella vicina spiaggia. Lì vicino, perfettamente conservati, i resti di un'intera città romana, con tanto di terme e teatro.
Il pomeriggio, per digerire, passeggiata a Capo d'Orlando. Tanto vento e negozi chiusi, un tantino desolante.


La giornata di Pasquetta, invece, l'abbiamo passata a Cefalù, altra tappa molto gradita del nostro piccolo tour. A differenza di Taormina, Cefalù ha il vantaggio di avere sia un litorale scoglioso da una parte del promontorio, sia un bel lungomare sabbioso non appena girato l'angolo. La cattedrale, caratteristica per il suo stile a metà tra il romanico e l'arabeggiante, affaccia su una piazza piena di bar con i tavoli all'aperto dove è possibile godere del caldo sole primaverile. Certo anche qui il vento non mancava...

Nel pomeriggio, per la nostra ultima tappa, ci siamo fermati a Santo Stefano di Camastra, paese famoso per la lavorazione di ceramiche, giusto il tempo per dare la possibilità ai nostri compagni di viaggio di fare incetta di ogni genere di oggetto decorato.

Per tirare le somme (dato che ho scritto più di quanto avrei voluto), la vacanza è stata senz'altro di mio (nostro) gradimento. Certo mancava la compagnia giusta, ma tutto sommato abbiamo visto posti che da soli sarebbe stato difficile vedere e ci siamo fatti un'idea su una prossima possibile vacanza in quei posti. Magari d'estate, così per poter saggiare anche il mare (vedere quel blu e non potercisi tuffare...!). Già ci vedo: prendere possesso della nostra camera del Bed & Breakfast di Lipari, affittare un motorino e scorrazzare per l'isola... Ovviamente, guido io!


POSTILLA
Il fantastico mondo delle radio, secondo Luigi, dovrebbe lasciare un posto a RadioCatania, una frequenza che passa no stop canzoni di Carmen Consoli e Franco Battiato. Un tantino estrema come linea editoriale, ma sentite che bello sarebbe...



venerdì 30 marzo 2012

Senza titolo

Foto di Roberto Panucci

Il concerto di ieri mi è piaciuto talmente tanto che non riesco a smettere di sentire il doppio cd uscito di recente per festeggiare vent'anni di carriera. Sembra brutto dire che non me l'aspettavo, ma in realtà è così: Samuele Bersani è un grande artista da palcoscenico e mi ha piacevolmente sorpreso. Innanzi tutto è intonato, cosa che non bisogna sempre dare per scontata. Quante volte sono rimasta delusa ascoltando dal vivo un mio idolo musicale perchè non riusciva a non steccare?!? E invece lui è stato semplicemente perfetto: sembrava di stare ascoltando un disco e non un concerto, e soprattutto è riuscito a mantenere un altissimo livello per tutte le due ore e passa di concerto. Insomma, tanto di cappello!

Un'altra cosa che mi ha stupito profondamente è il suo saper stare sul palco e il suo modo di interagire con la platea. Ascoltando le sue canzoni, mi ero fatta tutta un'altra idea di lui: un tipo introverso, un poeta raffinato e sicuramente non incline alla chiacchiera facile col suo pubblico. E invece ho toppato clamorosamente: mi sono fatta tante di quelle risate che neanche a uno spettacolo di Zelig! Solo per citare alcuni simpaticissimi aneddoti: pare che la canzone Senza titoli nasca dal fatto che lui, realmente, prendesse in prestito cassette al Blockbuster di Bologna senza mai restituirle (cosa che gli costò 4 milioni e ottocentomila lire di multa...). Poi, introducendo Un pallone ha detto: "Questa cantatela, però, se no a Sanremo che casso ci sono andato a fare?". Introducendo invece Le mie parole, sua cover di una canzone di Pacifico, ha commentato: "Comunque io sono fatto al contrario: ieri è uscito il suo disco, compratelo, è bellissimo."
Commovente il ricordo di Lucio Dalla nelle parole di Bersani, per lui l'unica persona che gli ha detto sì quando tutti gli altri gli dicevano no. Una persona che gli ha consigliato di "capitalizzare il dolore" dopo una delusione amorosa (una ragazza di Udine lo aveva appena lasciato per un agente immobiliare), consiglio prontamente seguito da Bersani che ha trovato le parole calzanti ad una musica di Dalla: da questo magnifico incontro di suoni è nata Canzone, successo da oltre un milione di copie vendute. "Direi che ho capitalizzato abbastanza!" ha commentato Samuele.
La scaletta era ricca di suoi vecchi cavalli di battaglia. Canzoni che lui stesso ha definito senza tempo, come Chicco e Spillo, Coccodrilli, Cosa vuoi da me? o Freak (resa più attuale attraverso una sostituzione di Pci con Pd), canzoni addirittura profetiche come Cattiva (chi l'avrebbe mai detto che saremmo andati a chiedere l'autografo a Zio Michele o a scattare foto al relitto della Concordia?), altre canzoni, invece, sono semplicemente scadute, rappresentavano perfettamente l'immaginario di non molti anni fa, ma che oggi sono già superate, come nel caso di Coppa Uefa ("ora sostituita dall'Europa League, mi pare?!"), cui però Bersani ha voluto dare un'altra possibilità, avendola cantata al massimo due volte in vita sua. Gli arrangiamenti erano piuttosto fedeli agli originali, tranne in poche occasioni in cui, con l'aiuto dei suoi musicisti, ha voluto azzardare una revisione. Operazione splendidamente riuscita con una versione piano e voce de Il pescatore di asterischi da brividi.

Insomma, Samuele Bersani è uno di quei tipi schietti e diretti. L'ho sentito dire cose del tipo "Non vi dico di battere le mani a tempo di musica altrimenti, casso, andate alla Valtur e vi divertite di più" oppure "ecco, per esempio, a me i peluche mettono tristezza. Una volta me ne hanno tirato uno sul palco e io l'ho tirato indietro", salvo poi pentirsene bofonchiando a mezza voce "Casso, domani sarà tutto su YouTube!". E' uno che non ama le canzoni "arrangiate" delle radio, ma ama riarrangiare i suoi pezzi per dargli nuova vita. Ed è anche uno che se sbaglia a cantare una strofa, decide di ricantarla da capo, scusandosi perchè quella strofa proprio non gli va giù ed è una delle più brutte che abbia mai scritto. Ed è un artista che non si nega al suo pubblico, tanto da spostarsi con leggio e microfono in mezzo alla platea per cantare le canzoni più care al suo pubblico, Replay e Giudizi universali.

Chiudo dicendo che lo Psyco tour è ancora agli inizi e che sicuramente non avrete problemi a trovare una data vicino a voi. Vi consiglio davvero di andarlo a sentire, sarà una bella sorpresa anche per voi!

Valeria
(e un po' di Luigi)

martedì 20 marzo 2012

Memento

Ieri sera ho finalmente colmato una delle mie tante lacune in campo cinematografico. Su suggerimento di diverse persone (ad esempio l'illustrissimo professor P. e la nostra Miky) e grazie all'ausilio tecnico dello "scaricatore" Marco, sono riuscita a vedere Memento, film di Christopher Nolan del lontano 2000.
Le mie aspettative, alimentate da tali e tanti commenti positivi, erano altissime e, fortunatamente, non sono state deluse. Anzi.
La trama del film è un grande punto interrogativo per lo spettatore fino all'ultimo minuto della pellicola. Il finale sorprende e sconvolge, pur non lasciando niente di inspiegato: all'ultimo momento lo spettatore avrà in mano tutti gli elementi per ricostruire il puzzle della vicenda.
Fin qui, potrebbe sembrare un film come tanti altri: svolgimento della storia, climax, colpo di scena finale. E anche la trama, se vogliamo, rappresenta il cliché del marito che vuole vendicare la morte della moglie, vista e rivista in tantissime pellicole.
La verità è che ciò che è davvero innovativo, cervellotico e intrippante di questo film è la sceneggiatura (e il montaggio che la segue): l'intero film è strutturato in modo tale che lo spettatore si immedesimi nel personaggio principale, assumendone il punto di vista (quindi calandosi dentro la storia), ma anche la sua patologia, un disturbo della memoria a breve termine avuto in seguito a un incidente che non gli permette di assimilare nuovi ricordi. Per riuscire a vivere nonostante questo suo handicap, il protagonista utilizzerà una serie di biglietti e tatuaggi che serviranno di volta in volta a fargli ricordare chi è, ma soprattutto qual è il suo fine ultimo. Per fare in modo che vi sia una perfetta sintonia tra personaggio e spettatore (e che il secondo non sappia nulla più del primo) la storia viene svelata dalla fine all'inizio, attraverso delle microsequenze, il cui finale coincide con l'inizio della sequenza vista in precedenza (sì, lo so, scritto così sembra difficile da afferrare, lo dovete vedere per capire).

Insomma, se mai vi capiterà di imbattervi in questo film mettetevi l'anima in pace e:
  1. non sperare di poterlo vedere e capire se lo beccate già iniziato su qualche canale strano del digitale terreste
  2. non sperare di riuscire a capire tutto e subito. Anche se a un certo punto vi sembrerà di avere la verità in tasca, state tranquilli: la vostra idea è senz'altro sbagliata.
  3. non sperare di riuscirlo a vedere se siete stanchi/insonnoliti/mentalmente apatici. Ci vuole un sacco di concentrazione
Se, nonostante questi elementi dissuasori, vi sarà venuta voglia di vedere questo film vi consiglio caldamente di farlo, in modo da poter rispondere all'unica domanda alla quale non sono riuscita a dare una risposta: perchè il tipo del Discount Inn porta Leonard in una camera (21) per poi dirgli che invece la sua camera era un'altra (324)?

lunedì 5 marzo 2012

E tu vieni in vacanza a Trento?


Martedì scorso sono partita alla volta di Trento per andare a trovare una delle mie più care amiche, Giulia, ad un anno dal suo trasferimento su al Nord.
Inutile dire che stare dietro a Giulia non rappresenta il prototipo della vacanza rilassante, anzi: abbiamo macinato chilometri su chilometri, in bicicletta, a piedi, in città e in montagna alla ricerca di laghi incastrati tra i monti. Ovviamente non reggevo il confronto con i più allenati, Giulia e Oliver, e arrancavo dietro di loro in maniera vergognosa, lamentandomi di tutti i dolori muscolari possibili (chiedo loro pubblicamente scusa per questo!). Ho visto posti nuovi e per me esotici: tetti aguzzi e ricoperti di tegole coloratissime, torrenti dalle acque cristalline, città il cui centro è lasciato completamente ai pedoni (e ai ciclisti). Per non parlare della ben nota efficienza nordica in termini di trasporto pubblico, che per chi viene da Roma è davvero sconvolgente. Sebbene poi Giulia si lamentasse di alcuni aspetti dell'organizzazione del suo studentato, San Bartolameo, io sono rimasta sconvolta da quello che hanno a disposizione gli studenti che vi risiedono: palestre, campetti da calcio e da basket, biciclette personali... cose inimmaginabili anche solo a poche centinaia di chilometri a Sud.

Anche dal punto di vista antropologico, il mio viaggio è stato interessante. Durante una delle cene organizzate da Giulia, un ragazzo in particolare ha fatto crollare tutte le mie certezze. Da un lato ha capito da come ho pronunciato il mio nome mentre mi presentavo che non ero delle loro parti (e, vabbè, fin qui niente di strano), dall'altro mi ha detto che sembro "uscita da un film di Muccino, di quelli in cui gli adolescenti romani girano per la capitale sul motorino e con la scodella in testa", lasciando sottintendere quanto fosse marcato il mio accento romano. Ora, per una che ha creduto tutta la vita di avere una parlata abbastanza neutra sentirsi dire qualcosa del genere è un vero trauma! Non ho avuto la prontezza di rispondere che, tutto sommato, non cambierei per niente al mondo il mio modo di parlare con il loro (ma forse ho preferito glissare su questo. Dopotutto, lo conoscevo sì e no da un'ora...). E inoltre, sempre lo stesso ragazzo, alla mia risposta su cosa fossi andata a fare a Trento, mi ha risposto incredulo con la frase che dà il titolo a questo post... Il momento clou della serata è però arrivato quando uno statunitense, un trentino e un tedesco hanno fatto a gara per aggiudicarsi il titolo di "miglior barzelletta sugli ebrei", seguiti a ruota dagli gnomi coi cappelli di Giulia.
La serata/aperitivo non è stata altrettanto divertente, a causa dell'elevato numero di partecipanti (i più sconosciuti alla stessa Giulia) e del chiasso del locale, e mi è dispiaciuto non poter approfondire la conoscenza di due tipi che sembravano simpatici.

In coda, ne approfitto per ringraziare ancora una volta l'intero gruppo: Giulia per la compagnia e per il tempo che mi ha dedicato, Oliver per le chiacchierate sulla Germania, e Annalisa per l'ospitalità.

domenica 26 febbraio 2012

La tua assenza

Perdere una persona che abbiamo amato tanto è sempre un evento tragicamente doloroso. Inizialmente si piange, a dirotto e inconsolabilmente. Poi si cerca di farsi forza e di essere un punto di riferimento, una presenza efficiente e discreta, per chi, pensiamo, possa soffrire più di noi. In una fase ancora successiva, ci si ritrova a raccogliere condoglianze, il più delle volte banali e vuote, o delle preziose confidenze di chi ha conosciuto e amato la stessa persona che abbiamo amato noi. E lì capisci che forse quella persona non la conoscevi così bene come pensavi, che hai perso un sacco di cose di lei, inconsapevolmente. Oppure, al contrario, può capitare che le persone ricostruiscano un ritratto che ti è talmente familiare che non lascia adito a dubbi o fraintendimenti. Quella persona sarà ricordata per le caratteristiche che più la rappresentano. Ed è rassicurante sentir dire da altri cose che tu stesso hai pensato di lei, vuol dire che non ti sei sbagliato.
Tutti dicono che il momento più brutto comincia quando tutti se ne vanno. Allora devi fare davvero i conti con l'Assenza. C'è chi cerca rifugio e consolazione in vecchie foto di momenti felici condivisi e c'è chi rimugina su passato, presente e futuro della propria esistenza, ritrovandosi a chiedersi: "chissà se sono riuscita a dimostrargli quanto gli ho voluto bene".

martedì 14 febbraio 2012

Bocciati e promossi

Ora sta venendo fuori il critico televisivo che è in me, che pure in genere sono buona come Mollica (nel senso del giornalista, ma anche nel senso di "buona come il pane") e mica cattiva come Grasso.
Durante il Festival della canzone italiana voi, illustrissimi direttori generali/artistici, non mi potete sparare QUARANTA minuti di monologhi deliranti di Adriano Celentano che spara a zero su chiunque solo perchè a lui (e solo a lui) è concesso fare e dire tutto senza che nessuno dica niente. Per non parlare della sua entrata in scena: una serie di effetti speciali simulavano l'imminente terza guerra mondiale con tanto di cacciabombardieri che facevano esplodere l'Ariston. Avrebbe potuto cantare tutto il tempo e l'avrei ascoltato senza fiatare. "Facciamo finta che sia vero" merita davvero, con l'inconfondibile apporto di Battiato.
Altre cose che si sarebbero proprio potuti risparmiare: la Canalis che personificava l'Italia, l'intervento dalla platea di Pupo che cercava di contrapporsi a Celentano, uscendo ovviamente distrutto dal confronto.
Promuovo, invece, le canzoni, almeno parte di quelle che sono riuscita a sentire finora: Dolcenera, Bersani e Noemi mi hanno quasi del tutto convinta al primo ascolto. Parlando da sua estimatrice, mi aspettavo qualcosa in più da Renga. Tutto sommato senza infamia e senza lode le canzoni (e le voci) di Civello e Fornaciari.
Promuovo i soliti Luca e Paolo canterini e Rocco col cappotto e la cartellina da "tecnico".
Ivanka si è smontata ancora prima di cominciare, quindi un non classificato per lei.

lunedì 6 febbraio 2012

Non credo nelle coincidenze

Ieri sera una persona degna della massima stima (e per me cerebralmente molto attraente) mi ha iniziato alla poesia della polacca Wislawa Szymborska, già premio Nobel per la Letteratura nel 1996. E stamattina, aprendo la mia posta elettronica, trovo una richiesta di invio di curriculum per uno stage. E io non credo nelle coincidenze.


Scrivere un curriculum


Che cos'è necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
(Wislawa Szymborska, da "Vista con granello di sabbia")
 
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