venerdì 6 novembre 2009

Sull'infedeltà e altri vizi

Una ragazza, X, e un ragazzo, Y, hanno una storia che non mi azzarderei a definire “d’amore”. Ma comunque, come direbbero i giovani d’oggi, stanno insieme. Ecco, X e Y stanno insieme. È una relazione complicata perché si vedono pochissimo, abitano in due Paesi diversi e a volte è difficile persino che riescano a parlarsi per telefono. Però, nonostante questo, continuano a stare insieme. Un giorno Y va a trovare X: si è preso diversi giorni di ferie per stare con X, dato che non si vedono da tanto tempo. Tutto procede per il meglio fino a quando Y si ammala ed è costretto, per una sera, a rimanere in casa. X, però, esce lo stesso insieme ad alcuni amici. Vanno in discoteca, come tutte le sere e come tutte le sere c’è anche lui, l’altro, la Z. Z deve essersi invaghito di X, non le stacca un attimo gli occhi di dosso. E così, con l’aiuto di una dura perseveranza e di qualche cocktail, finalmente riesce a baciarla. Chi conosce solo la storia per grandi linee e non se la sente di giudicare così a primo colpo pensa che si tratti di un caso isolato, di un errore di cui X si renderà presto conto. E invece non va così. La cosa si ripete più volte, la coppia diventa un trio: se X e Y escono insieme, Z rimane nell’angolo a guardarli, ma se Y non c’è, Z può tornare all’attacco nel suo bel ruolo di ruota di scorta.
Pensavo che questa coppia-trio un po’ sui generis fosse un caso isolato e invece ho dovuto constatare che è più frequente di quanto si creda. Ma questa volta abbondiamo! In ballo ci sono ben quattro persone: Y è fidanzato con X da diversi anni. Per motivi di studio i due sono costretti a stare lontani per qualche mese. In questo arco di tempo Y invita nella sua nuova casa una certa Z, amica e collega. Z accetta di buon grado l’invito e accetta anche di dividere il letto con Y, non essendoci in casa sua altri posti disponibili. La loro prima sera insieme la trascorrono in discoteca. Y fa conoscere a Z tutti i suoi amici, chiacchierano, bevono, ballano. Si baciano. Due persone, entrambe impegnate con terze persone, si baciano tra di loro in mezzo a una pista da ballo da discoteca, come se fosse la cosa più normale del mondo, senza un minimo di imbarazzo o pudore. E il prossimo week end verrà X a trovare il suo fidanzato Y…

domenica 1 novembre 2009

Norwegian wood

Non è solo il nome di una bellissima canzone dei Beatles, ma anche il titolo di un bellissimo libro. Anche se forse l’aggettivo “bellissimo” non è proprio il più appropriato. Non riesco a capire come un libro così triste, evanescente e nostalgico mi sia potuto piacere così tanto. Non dovrebbe essere come mi disse mia madre anni fa, quando le avevo chiesto se potevo andare al cinema con le mie amichette a vedere “Titanic” e mi rispose “Ma perché dovresti andare a vedere un film che sai che ti farà piangere?”? Non dovremmo essere portati, per puro spirito di autoconservazione, a pensare alla primavera, ai fiori che sbocciano, agli amori che nascono e a qualunque altra cosa sia diametralmente opposta alla tristezza, all’angoscia? A queste domande io non so rispondere. Sta di fatto che sto libro, intriso di morte e tristezza dalla prima all’ultima pagina, m’è piaciuto. Sarà perché me l’ha consigliato e prestato una persona speciale (e ogni pagina mi parlava di lei), sarà perché in questo periodo sono malinconica, sarà perché sono entrata in empatia (sì, Jacopo, in empatia!) sia col protagonista che con la sua bella. L’ho letto tutto d’un fiato, 400 pagine in 4 giorni, probabilmente ho stabilito il mio nuovo record personale. Chissà se avrei dovuto fare come mia cugina, che legge col contagocce così “assapora meglio l’atmosfera del libro”. Se fosse davvero così, io non c’ho mai capito niente del piacere della lettura, io i libri me li divoro! Ma alla fine ad ognuno il suo metodo. Sicuramente è uno di quei libri che ti dispiace finire, o che vorresti ricominciare a leggere subito perché hai paura che ti sia scappato un dettaglio importante o perché vuoi vedere semplicemente che effetto ti fa “la seconda volta”. Per ora, comunque, ho resistito alla tentazione. Sono in Erasmus, non è tempo di fare gli asociali. Ora si esce e si fanno pubbliche relazioni e, nei tempi morti, si studia. Sempre aspettando con ansia il 27 novembre…
 
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