sabato 17 ottobre 2009

La Svizzera col mare

Pochi giorni fa, la mia vecchia vita e la mia nuova vita sono entrate in contatto per la prima volta. Alcune delle persone a me più care sono venute finalmente a trovarmi nella nuova città che mi ha preso in affido temporaneo.
È stato più strano di quanto mi aspettassi. Mi sono ritrovata a dovere fare da cicerone, da balia, da cuoca, da madre, da guida turistica per 72 ore consecutive, sempre pronta e scattante, cercando di non deludere le loro aspettative.
Nonostante qualche impedimento iniziale, credo che sia andato tutto per il meglio. Li ho portati a zonzo per tutta la città (rigorosamente a piedi!), anche con condizioni meteorologiche non troppo favorevoli, tra i borbottii di Riccardo, l’andatura incerta di Giorgio e le domande a raffica di Rita. Li ho portati a vedere (e a toccare) l’oceano, non appena il sole si è deciso a spuntare. Li ho portati in giro per lo shopping, come voleva Rita, non appena i negozi hanno riaperto i battenti dopo la festa del Pilar. Li ho portati a mangiare riso al baccalà al ristorante, a vedere negozi di prodotti tipici (e orgogliosissimamente baschi), a provare i pintxos seduti al bancone di un bar.
Insomma, alla fine i commenti sono stati tutti positivi (eccetto quelli di Riccardo, si intende!). Giorgio ha apprezzato il fatto che sia una città non molto grande, che si gira bene a piedi, e che comunque, nonostante questo, sia ricca di cose da fare e da vedere. Ha anche guardato stupito e affascinato la grande università di Deusto e deve aver sicuramente pensato che sono stata fortunata a capitare in un posto così. Ma devo dire che Rita è quella che dà più soddisfazione in assoluto. Le è piaciuto molto il nostro nido al sesto piano con terrazzo e mansarda; le è piaciuta la città sul fiume che le sembrava un po’ Parigi, un po’ Lisbona, un po’ Napoli, un po’ “la Svizzera con il mare”; le è piaciuto il Guggheneim e le è piaciuto Puppy (ma Puppy non può non piacere, effettivamente); le è piaciuta perfino l’aria che si respira in questa città, quell’aria “frizzantina”, come la chiama lei, che si sente nelle città “sull’Atlantico”.
Sì, è andato tutto per il meglio, ma ho comunque la sensazione che se ne siano andati troppo presto, che avrei voluto fargli vedere altre cose, altri luoghi in cui passo le mie giornate, altri pezzettini della mia vita qui. Hanno portato con loro, andando via, una mappa della città. Credo sia un modo per sentirmi più vicina, per caprie in quale piazza passo le serate e in quale parco mi vado a rilassare durante il giorno. E questo, per un certo verso, è rassicurante. Sia per loro che per me.

giovedì 8 ottobre 2009

Al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie

Sembra arrivato anche qui il tanto atteso autunno. Ha ricominciato a piovere proprio come il mio primo giorno qui, ci sono 8 gradi di meno rispetto a ieri e si comincia finalmente a ragionare. Stamattina mi sono svegliata e, guardando fuori dalla finestra, ho visto che, tra le tante nuvole grigie, spuntava un arco colorato. Un arcobaleno. Ho pensato che non ci fosse niente di meglio per iniziare una giornata. Poche cose riescono a mettermi in pace con il mondo come un bell’arcobaleno. È in assoluto il fenomeno naturale più bello e più magico che ci possa essere, almeno per me. Mi sembra incredibile che in mezzo a tutto quel grigio possa nascere, del tutto naturalmente, qualcosa di così colorato! Non so se riuscite a capirmi, probabilmente sto dando troppa importanza alla cosa, ma sta di fatto che questo piccolo evento mi ha fatto subito stare meglio… a volte basta così poco!

Per il resto, questa giornata verrà ricordata come la giornata del primo lavoro di gruppo in spagnolo, il primo di una lunga serie a quanto pare. Riassunto sulla Nafta, analisi del trattato costitutivo e rapporti con la Unione europea. Tutto molto interessante, ma il tempo era davvero poco! Domani ci toccherà parlarne davanti a tutta la classe, sfidando la vergogna, l’imbarazzo e la lingua diversa. Ah, l’Erasmus!

Perdonatemi, stasera non sono molto ispirata. Sono pensierosa e malinconica. La mancanza di alcune persone comincia a farsi sentire (è stata profetica la lettera che ho ricevuto!).

È in un giorno di pioggia che ti ho conosciuto e il vento dell’ovest rideva gentile
In un giorno di pioggia ho imparato ad amarti, mi hai preso per mano portandomi via…

sabato 3 ottobre 2009

Ma l'Ikea non era svedese? / Autoreverse

Vi starete chiedendo se il mio neonato blog non sia già morto dopo soli 5 giorni di vita… ebbene no, state tranquilli! E’ solo che vengo fuori da una due giorni spaventosa. Credo che quando mi rivedrete dalle vostre parti stenterete a riconoscermi. Non mi sono iscritta in palestra, non faccio diete ipocaloriche e non prendo pillole strane… eppure sto mettendo su un fisico da scaricatore di porto terracinese o, più precisamente, da montatore svedese di mobili Ikea. Ebbene sì, da quando io e i miei fedeli compagni ci siamo trasferiti nella nostra nuova – umilissima – dimora, i veri uomini di casa (ovvero Giulia ed io) non fanno altro che smontare vecchi mobili Ikea e montare nuovi mobili Ikea che li sostituiscano. [Che poi sono rimasta impressionata dalla quantità di mobili e accessori by Ikea presente in poco più di 80 metri quadrati di casa, davvero. Non credo di esagerare se vi dico che anche i quadri appesi ai muri mi sembrano stampe da Ikea.]
Ma a questo punto vi starete chiedendo, se Giulia e Valeria montano e smontano mobili, i ragazzi che sono con loro che fanno? Non ci crederete, ma abbiamo trovato gli unici due ventenni romani che si dilettano ai fornelli come due perfette donne di casa, di quelle che stanno in cucina almeno per le due ore precedenti al pasto (che dura, poi, al massimo 7 minuti netti) e che parlano fitto fitto tra di loro come due vecchie comari. E poi vengono a chiederci come mai oggi, sabato sera, non abbiamo voglia di uscire, ma preferiremmo piuttosto starcene a casa, farci una doccia calda e metterci sotto al piumone per le prossime 12 ore. C’est la vie! Abbiamo voluto la parità tra i sessi? E questo è il risultato! Ma io sono contenta, stanca morta, ma contenta. Mi sembra di essere tornata indietro di un po’ d’anni, quando costruivo castelli di sabbia, posacenere di das, case con le costruzioni. Do sfogo alla mia vocazione da ingegnere/architetto mancato, faccio attività fisica (aggratis!) e per di più posso aggiungere alla lista delle “cose costruite/montate da me” (dopo l’attaccapanni a muro e la cyclette) anche un letto, un armadio e un divano letto. Cosa c’è di più bello?
 
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