martedì 29 settembre 2009

Tutto il mondo è paese

Potete non crederci, ma anche a chilometri e chilometri di distanza da casa mi guardo intorno e vedo che, in fondo, non è cambiato poi tanto...

1) anche a Bilbao, come a Terracina, c'è un truzzo che gira con una macchina tutta scassata, finestrini abbassati e musica a palla;
2) anche a Bilbao, come a Roma, i tassisti sono spericolati, imprecano e fanno manovre contrarie al codice della strada pur di sembrare zelanti e professionali agli occhi dei clienti;
3) anche a Bilbao c'è un quartiere simile a S. Lorenzo, punto di ritrovo di giovani bevitori di professione e prima tappa nelle lunghe notti di movida basca;
4) anche sul fiume di Bilbao (talmente importante da non avere neanche un nome proprio O.o) si organizzano gite in battello per fare vedere le bellezze della città da un punto di vista alternativo, proprio come si fa a Parigi, sulla Senna;
5) anche sul lungofiume di Bilbao, come sul lungomare di Terracina, c'è gente che corre a tutte le ore, gente che fa stretching, che va sui pattini o in bicicletta;
6) anche a Bilbao, come a Roma, il traffico si paralizza alla fine delle partite della squadra della città;
7) anche a Bilbao, come a Roma, esistono i furbetti doppiogiochisti che ti lasciano due giorni di tempo per pensare all'eventualità di affittare la loro casa, ma quando gli dai la risposta affermativa ti dicono di averla già affittata ad altri;
8) anche a Bilbao esiste l'equivalente dell'espressione idiomatica coniata dal Roccarina "palmacciata". E' "bilbainada", perchè pare che agli abitanti di Bilbao piaccia esagerare in ogni cosa che dicono.

Vi sembra poco??? ;)

lunedì 28 settembre 2009

Le fantastiche avventure di Valeria nella terra di mezzo

[Per tutti coloro che si chiedono che fine abbia fatto la nostra eroina...]

GIORNO 1: il viaggio
Era un pomeriggio uggioso di metà settembre a Bilbao, così uggioso che la nostra non poteva credere di essere appena arrivata nella caliente Spagna. Maledisse la Ryanair che l'aveva portata in quella terra di mezzo, maledisse l'autobus che non arrivava mai, i taxi troppo piccoli per contenere sei valigie e tre persone, maledisse il traffico post-partita dell'Atletico Bilbao (non si sa come, primo in classifica)e maledisse altresì l'albergo scelto, lontano da qualsiasi forma di vita e di ristorante, maledicendo, infine, la stupidità dell'essere umano che in ogni Stato ha creato prese diverse da quelle degli altri Stati per poi creare adattatori per risolverci il problema. Pregò anche perchè qualcuno la rapisse e la riportasse indietro. Ma questo non avvenne mai.

GIORNO 2: i primi contatti
La prima notte le sembrò troppo breve: avrebbe voluto continuare a dormire a tempo indeterminato e non dover fare i conti con quello che c'era fuori: ancora pioggia e freddo e nebbia. D'altronde, come tutti sanno, la nostra non ama niente di tutto ciò. Sembra, più che un essere umano, un piccolo rettile che ama starsene sdraiato al sole aspettando che il sangue cominci a circolare morbido dentro di lui. E invece, armata di ombrello e giacca a vento, si decise ad affrontare il mondo esterno, accompagnata nella sua avventura dai suoi fedeli compagni, doña Giulia e don Roberto, pavidi anch'essi almeno quanto lei. Raggiunsero l'università sotto quella pioggia fine fine appena percettibile, quella che scopri che c'è solo quando ti tocchi i capelli e ti accorgi che hanno perso qualsiasi forma. La nostra, seguita a ruota dai suoi, si aggirava per i corridoi di quel posto così anacronistico che, se non fosse stato per sportelli bancomat, fotocopiatrici e distributori di bevande, si sarebbe potuto pensare di essere stati catapultati indietro di qualche secolo. Cercavano un ufficio del quale nessuno sapeva niente, sperduto e confuso tra altre decine di uffici. Lo trovarono solo dopo mezz'ora, si misero in fila ed entrarono una volta arrivato il loro turno. Li accolse una donna, anch'ella, come la città, dall'aspetto esteriore tipico di un prodotto d'oltre manica. Tuttavia possedeva le doti tanto stimate degli spagnoli: spiegò ai nostri cosa fare, consegnò loro dei moduli e si offrì disponobile per ogni chiaramento. La giornata era appena cominciata, ma i nostri si sentivano spossati e affamati e le forze cominciavano a venir meno. In questo stato d'animo e fisico, raggiunsero una ferreteria nella quale comprarono gli adattatori loro necessari per collegarsi con il computer al resto del mondo, e mogi mogi se ne tornarono nel loro bell'hotel. La nostra potè finalmente parlare col suo cavaliere lontano e con i suoi genitori, emozionandosi a tal punto che non riuscì a trattenere qualche silenziosa lacrima. Intanto il cielo cominciava a rischiararsi e così i nostri decisero di avventurarsi nel paese vecchio alla ricerca di qualcosa da mangiare e di qualcosa che fosse meno triste della periferia piena di palazzoni della città. Trovarono, è proprio il caso di dirlo, pane per i loro denti. Seduti a un tavolino di un bar senza troppe pretese, consumarono un lauto pasto e, con le pance piene, la testa vuota e le gambe molli fecero ritorno al loro letto, nella loro camera nel loro albergo.
 
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