venerdì 29 luglio 2011

Incontri ravvicinati di un certo tipo

Proprio quando cominciavo a pensare che tutto sommato il mio famoso stage non fosse niente di eccezionale, ecco che succede qualcosa di sorprendente. Una serie di fortuite coincidenze (il treno da prendere e il lavoro spostato al venerdì mattina) fanno sì che io mi trovi nel momento giusto al posto giusto per fare una di quelle esperienze che forse capitano una volta sola nella vita.
Ero seduta al mio computer ad aggiornare il sito della Fiera di Francoforte (fiera del libro molto importante che si terrà tra qualche mese, ndr), quando sento Marco dire: "Chiara, c'è Moretti per te!". Chiara va incontro al signor Moretti. Dalla mia postazione non vedo ancora l'ospite, ma non avevo dato nessuna importanza alla cosa, dato il via vai che c'è ogni giorno in ufficio.
Rimango inebetita per almeno cinque minuti quando scopro che Moretti è quel Moretti. Giovanni, detto Nanni. Dopo i vari baci e abbracci con la Chiara di cui sopra (la quale, molto probabilmente, lavorerà con lui nella stesura di una sceneggiatura!), quest'ultima fa un veloce giro di presentazioni: nomi e cognomi di tutti i dipendenti e loro mansioni. Arrivata a me, dice "Valeria, la nostra stagista". Mi alzo e allungo la mano che lui stringe in modo molto energico. Riesco a bofonchiare solo: "Valeria, piacere di conoscerla", dopodiché rimango muta. Non sapevo bene come comportarmi, lì sembrava che fosse per tutti una cosa normale avere Moretti a pochi passi e perciò mi sono adeguata ai loro standard. Non me lo sono filato di striscio e ho continuato a fare quello che stavo facendo prima che lui arrivasse. Sennonché, dopo qualche minuto, Moretti mi rivolge una domanda, la prima di una lunga serie, come scoprirò alla fine. Un vero e proprio interrogatorio.

"Tu, Valeria, quanti anni hai? Studi?"
"Io? 22 anni. Studio Scienze politiche, relazioni internazionali"
Lui: "E come ci sei arrivata qui?"
Io: "Alla fiera del libro di Roma, della piccola e media editoria, ho lasciato qualche curriculum e solo N. mi ha chiamata per un colloquio..."
Lui: "Eh... và così il mondo oggi"
Chiara interviene dicendo "Sì, ma digli dove studi!"
Io: "Alla Luiss"
Lui: "Ah... E costa molto?"
Io: "Beh sì, abbastanza"
Lui: "Tuo padre e tua madre che lavoro fanno?"
Io: "Mio padre è farmacista, mia madre logopedista"
Lui: "A Terracina?"
Io: "Mia madre sì, mio padre lavora in un paesino in provincia di Roma, Riofreddo..."
Lui: "E fa avanti e indietro?"
Io: "No, torna solo nel week-end"
Chiara: "Sì, ma digli della tua tesi!"
Io: "Beh la prossima sarà sulla tutela internazionale dei diritti umani"
Chiara: "No, l'altra..."
Io: "La precedente è stata sui sistemi elettorali, una tesi comparata tra Spagna e Italia"
Lui annuisce.
I due continuano a parlare tra loro e con gli altri, lasciandomi al mio lavoro. Mi stupisco di tutto quell'interessamento, non me lo so spiegare. Ma poi vedo che fa domande anche agli altri, quindi alla fine penso che sia proprio nel suo carattere interessarsi delle persone, forse cerca spunti da inserire in qualche suo nuovo film, chissà...
Dopo una mezz'oretta di chiacchiere, indica me e un'altra ragazza dicendo: "Queste due sono le uniche che lavorano!" (Ecco, diciamolo! penso io). Fa per andarsene e torna a stringere la mano a tutti. Quando arriva il mio turno, ecco che parte un'altra domanda:
"Allora cosa vuoi fare da grande?"
Io: "Beh vorrei provare con la carriera diplomatica..."
E tutt'intorno a me si leva un coro di voci che commenta la mia ultima uscita...

Beh, insomma, niente male, direi. Mia madre, che è una che si fa mille film in testa (altro che Moretti!), ha detto che sicuramente gli sono piaciuta e che mi scritturerà per il suo prossimo film. Io sono stata contenta di aver potuto rivalutare un personaggio che tutti giudicano orso. Inoltre ha una voce normale, e non quella voce nasale un po' femminea che gli è valsa un sacco di sfottò. Ed è un gran bell'uomo! E gira in Vespa per Roma, proprio come in Caro diario.

mercoledì 20 luglio 2011

Una settimana intensa

E' decisamente giunto il momento di aggiornare questo blog, anche perchè, come si evince dal titolo, ne sono successe di cose questa settimana!

Cominciando dal principio, dal 13 luglio ho iniziato questa nuova, mattissima esperienza che i più chiamano tirocinio, gli internazionalisti chiamano stage, chi dice le cose come stanno, sfruttamento-di-manodopera-giovanile-bisognosa-di-crediti-formativi. E già è cominciata col piede sbagliato dato che alla vigilia del mio primo giorno ho pensato bene di prendermi un virus intestinale! Con due giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia mi sono presentata nell'ufficio dove ha sede la casa editrice all'orario stabilito, forse anche un po' in anticipo (come è mia cattiva abitudine fare) e ho trovato un nutrito gruppo di donne (come in ogni redazione che si rispetti la proporzione è un uomo ogni dieci donne, e anche qui è decisamente rispettata questa regola non scritta) sedute intorno a una scrivania con le rotelle posizionata in mezzo alla stanza e usata a mo' di desco: una sbucciava una papaya, altre sgranocchiavano snack ipocalorici e altre ancora parlavano di quali alimenti non dovessero proprio mancare in una dieta. Sono rimasta impietrita e imbarazzata quando ho capito che nessuno mi si filava. Solo la segretaria C. è stata da subito carina con me: ha fatto un giro di presentazioni e ha cercato di farmi entrare nel gruppo; per tutti gli altri ero praticamente trasparente. Nell'ufficio c'ero già stata per firmare dei documenti, ma non mi ero mai fermata ad osservarlo come si deve. Si tratta di un open space pieno di scrivanie (ognuna delle quali dotata di proprio computer Apple), intramezzato ogni tanto da librerie piene di volumi o di manoscritti di giovani, speranzosi, potenziali esordienti che aspettano di essere letti. E' tutto apparentemente in disordine, ma si ha la sensazione che non possa essere altrimenti. Il mio lavoro per ora è consistito in una catalogazione dei titoli stranieri che la casa editrice potrebbe acquistare, tutto rigorosamente al computer (e infatti mi sa che alla fine di questo stage mi sarò giocata i miei undici decimi!). Pian piano che i giorni passano, comunque, mi sento sempre più a mio agio lì dentro e anche le altre mi cominciano a prendere quantomeno in considerazione (piccole soddisfazioni della vita!). E spero che andando avanti andrà sempre meglio!

Il 15 luglio è stata poi la volta del Concerto dell'estate: Franco Battiato a Capannelle, nell'ambito del Rock in Roma. La compagnia era delle migliori: alcuni compagni di università (Niccolò, Annalisa e Cecilia), la solita, solida presenza di Andrea (che finge di essersi dimenticato i biglietti a Terracina) e la new entry, Ivo. [Finalmente, dopo quattro anni sono riuscita a conoscere Ivo, colui che mi dicono essere l'alter ego di Luigi, cosa che non sono riuscita ad appurare a causa del poco tempo a disposizione.] Comunque Roma è sempre Roma, e per fare 20 chilometri ci abbiamo messo un'ora e quaranta (!), mentre il povero Andrea aspettava tutto solo a Capannelle. Una volta arrivati sul luogo del concerto decidiamo di mangiare qualcosa: facciamo una fila impressionante a uno stand per poi scoprire che sono finiti i panini con la salsiccia e che rischiano di finire anche quelli con gli hamburger! Annalisa e io eravamo già sul piede di guerra! Insomma, per prendere i panini facciamo pure tardi, arriviamo nella zona palco che Francuzzo ha già iniziato a cantare (voce stranissima, la sua, a sentirla da lontano, non sembra la voce di un vecchietto, tanto che pensavo che non fosse lui, ma un gruppo spalla). Proviamo ad adottare la tecnica del serpentone per cercare di avvicinarci il più possibile al palco, ma non arriviamo molto lontano. Ci infiliamo in un buco lasciato vuoto da dove io, piccola come sono, non riesco nemmeno a vedere il palco (e pare mi sia persa i simpatici balletti di Battiato!). Noi ragazze eravamo davvero poco preparate, mi dispiace dirlo. Io avrò conosciuto al massimo 5-6 canzoni e su due ore di concerto non è proprio il massimo. Ma anche nonostante questo il concerto è stato molto coinvolgente, soprattutto da quando Battiato ha cominciato a interagire con il pubblico. Rimarrà nella storia la scenetta: qualcuno lancia un disco sul palco, Battiato legge il titolo "Staccionata Ecce" ed esclama "Bravi! Avete unito il latino e l'italiano!". Che soggetto bizzarro! In scaletta ci sono pezzi storici [Shock in my town, Auto da fè, Gli uccelli, Cucuruccucù, La Cura, Voglio vederti danzare, E ti vengo a cercare, Tra sesso e castità, L'era del cinghiale bianco], con alcune impensabili omissioni [Bandiera bianca, Alexander Platz] e altre chicche a sorpresa [Stranizza d'amuri, in dialetto siciliano] e lasciando uno spazietto finale per un "a gentile richiesta" [L'animale, per la gioia delle nostre vicine urlanti]. Quindi, poco prima della mezzanotte, cala il sipario sullo show. Aspettiamo che la folla defluisca, salutiamo parte del gruppo e Andrea, Ivo ed io torniamo a Terracina. Manco a dirlo, in macchina si ascolta ancora Battiato, mentre si chiacchiera del più e del meno. Serata davvero piacevole.

La nota dolente è arrivata sabato, giorno della vigilia della partenza di Luigi per Dublino, dove starà per tre settimane per migliorare il suo inglese. Al momento della prenotazione ero super contenta, galvanizzata, forse più di lui, perchè di vacanze studio ne ho fatte tante e ne ho sempre un ottimo ricordo. Nel momento in cui la partenza si avvicinava, però, ovviamente le mie buone intenzioni sono andate a farsi benedire ed è subentrata l'egoistica voglia di tenerlo con me, cosa peraltro non fattibile. E così l'ho visto partire. Sono passati appena cinque giorni, ma in questa strana percezione spazio-temporale mi sembra molto di più. Meno male che skype e le e-mail ci danno una mano! E meno male che ci sono i miei amici a tirarmi sù il morale!
 
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