Pochi giorni fa, la mia vecchia vita e la mia nuova vita sono entrate in contatto per la prima volta. Alcune delle persone a me più care sono venute finalmente a trovarmi nella nuova città che mi ha preso in affido temporaneo.
È stato più strano di quanto mi aspettassi. Mi sono ritrovata a dovere fare da cicerone, da balia, da cuoca, da madre, da guida turistica per 72 ore consecutive, sempre pronta e scattante, cercando di non deludere le loro aspettative.
Nonostante qualche impedimento iniziale, credo che sia andato tutto per il meglio. Li ho portati a zonzo per tutta la città (rigorosamente a piedi!), anche con condizioni meteorologiche non troppo favorevoli, tra i borbottii di Riccardo, l’andatura incerta di Giorgio e le domande a raffica di Rita. Li ho portati a vedere (e a toccare) l’oceano, non appena il sole si è deciso a spuntare. Li ho portati in giro per lo shopping, come voleva Rita, non appena i negozi hanno riaperto i battenti dopo la festa del Pilar. Li ho portati a mangiare riso al baccalà al ristorante, a vedere negozi di prodotti tipici (e orgogliosissimamente baschi), a provare i pintxos seduti al bancone di un bar.
Insomma, alla fine i commenti sono stati tutti positivi (eccetto quelli di Riccardo, si intende!). Giorgio ha apprezzato il fatto che sia una città non molto grande, che si gira bene a piedi, e che comunque, nonostante questo, sia ricca di cose da fare e da vedere. Ha anche guardato stupito e affascinato la grande università di Deusto e deve aver sicuramente pensato che sono stata fortunata a capitare in un posto così. Ma devo dire che Rita è quella che dà più soddisfazione in assoluto. Le è piaciuto molto il nostro nido al sesto piano con terrazzo e mansarda; le è piaciuta la città sul fiume che le sembrava un po’ Parigi, un po’ Lisbona, un po’ Napoli, un po’ “la Svizzera con il mare”; le è piaciuto il Guggheneim e le è piaciuto Puppy (ma Puppy non può non piacere, effettivamente); le è piaciuta perfino l’aria che si respira in questa città, quell’aria “frizzantina”, come la chiama lei, che si sente nelle città “sull’Atlantico”.
Sì, è andato tutto per il meglio, ma ho comunque la sensazione che se ne siano andati troppo presto, che avrei voluto fargli vedere altre cose, altri luoghi in cui passo le mie giornate, altri pezzettini della mia vita qui. Hanno portato con loro, andando via, una mappa della città. Credo sia un modo per sentirmi più vicina, per caprie in quale piazza passo le serate e in quale parco mi vado a rilassare durante il giorno. E questo, per un certo verso, è rassicurante. Sia per loro che per me.