mercoledì 9 ottobre 2013

Il senso dell'elefante

Guanda Editore, 2012

Questo romanzo mi aveva colpito già quando, facendo zapping per cercare qualcosa da vedere prima di andare a letto, mi imbattei in una messa in onda (in seconda serata, ovviamente) della finale del Premio Campiello 2012. Ho subito pensato che il titolo fosse perfetto già di per se, ma la mia fascinazione andava aumentando man mano che lo scrittore ne spiegava il senso: l'elefante, diceva, è l'unico tra i mammiferi a crescere i piccoli anche se questi non sono suoi figli, a prendersene cura indipendentemente dai legami di sangue. Cosa davvero lodevole, ho pensato, bravo l'elefante! Ma cosa succederebbe se a farlo fossero gli esseri umani?

Marco Missiroli prova a spiegarlo attraverso la storia di due padri. Il primo è Pietro che lascia Rimini per Milano alla ricerca di un figlio della cui esistenza ha appena saputo, e l'altro è Luca, medico brillante e padre di famiglia che si attacca al suo, di figlio, quando sente vacillare una relazione bugiarda.
Attorno alle loro storie ne ruotano molte altre, tante quante i condomini del palazzo dove i protagonisti vivono. Lo scrittore ha così modo di sviscerare tematiche profonde quanto l'esistenza stessa, osando ad andare a scomodare Dio, la religione, i preti e le streghe, l'eutanasia, l'amore omosessuale, la vita e la morte. Ne esce un quadro non troppo consolatorio: il lettore, almeno quello abituato a cercare nei libri un mondo tutto rosa o una fine da favola, rimane spiazzato. Il finale è impietoso per uno dei due padri protagonisti. Il risultato della sua condotta sa di frustrazione e il sacrificio totale sarà l'unica forma di amore che ancora gli resta per quel figlio ritrovato.




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