martedì 12 aprile 2011

La cena

L'allestimento del teatro nuovo di Verona in occasione della semifinale del Campiello giovani prevedeva, ai piedi del palco, una montagna di libri. Era un bellissimo colpo d'occhio e dentro di me ho pensato "ma guarda un po' che bella idea che hanno avuto questi scenografi!". Non osavo avvicinarmi a curiosare tra i volumi esposti, poiché pensavo fossero solo un elemento decorativo (magari anche solo scatolette di polistirolo con una copertina appiccicata sopra) e perché temevo di poter essere rimproverata da qualcuno. Solo verso metà spettacolo il conduttore ci svela che quei libri in realtà sono per noi e che avremmo potuto prenderli e portarceli a casa. Inutile dire che a fine manifestazione c'è stata una ressa allucinante (credo di non aver mai visto prima di allora qualcuno che si spintonasse per accaparrarsi qualche libro!) e che io, nonostante partissi dalla mia posizione privilegiata in seconda fila, stavo rischiando di tornarmene a casa senza niente. Alla fine però sono riuscita ad arrivare sotto il palco e a prendere qualche volume: le antologie del Campiello giovani dei due anni precenti, una favola per bambini e, incuriosita da un pieghevole che ne ricopriva la copertina, un noir. La frase sul pieghevole recitava più o meno così: "Troppo amore non fa bene ai figli... Un thriller senza respiro, dove nessuno è innocente" ed era firmata da Niccolò Ammaniti, scrittore italiano che seguo da sempre e di cui ho letto parecchio. Ho appena finito di leggerlo e vorrei raccontarvelo.


"La cena" (ed. Neri Pozza, 2010) è un romanzo scritto da Herman Koch, autore televisivo, giornalista e scrittore olandese, molto conosciuto in patria, un po' meno da noi (tanto per farvi capire: volevo mettervi il link di wikipedia per la sua biografia, ma c'è solo in olandese o in tedesco). Ma chissà, forse questo suo ultimo lavoro gli darà più rilievo a livello internazionale: il romanzo in questione, infatti, pare sia stato un vero e proprio caso letterario, con centinaia di migliaia di copie vendute in tutto il mondo e traduzione in undici lingue. Avendo saputo tutte queste cose, io che sono notoriamente una lettrice di best-seller, mi sono subito appassionata e ho cominciato a leggere di gran lena.

Come si evince dal titolo, il romanzo ha luogo durante una cena in un ristorante di lusso dove due coppie (due fratelli con le loro rispettive mogli) si ritrovano per discutere di un qualcosa di terribile che riguarda i propri figli. Ognuno di loro è a conoscenza degli eventi, ma tutti fanno finta di niente: almeno per la prima metà della cena parlano di cose futili ("Avete visto l'ultimo film di Woody Allen?"), lasciando il lettore in trepidante attesa per buone cento pagine prima di riuscire a capire qual è il problema che affligge le due coppie. Sarà solo verso metà volume, infatti, che, seguendo le digressioni del protagonista-narratore, il lettore riuscirà a ricostruire pian piano il puzzle con i pezzi mancanti.

Se è un libro che descrive lo spaccato di due coppie borghesi per la maggior parte della sua lunghezza, diventa estremamente duro e cruento in alcuni punti (potrebbe tranquillamente diventare la sceneggiatura di uno di quei film che non andrei mai a vedere). Ma la cosa che colpisce di più il lettore, come aveva giustamente sottolineato Ammaniti nelle sue due righe di commento, è il rapporto morboso che si instaura tra i genitori e i propri figli, la totale abnegazione dei primi verso i secondi e la difficoltà di giudicare in modo giusto e imparziale le azioni più miserevoli, se commesse dai propri figli. Infatti, mentre uno dei due padri si rende conto con più lucidità dell'accaduto e, per amore di giustizia, sarebbe disposto a denunciare il figlio, assicurandogli parecchi anni di galera, l'altro, il protagonista, è fermo nella sua volontà di insabbiare tutto e di fare in modo di cancellare dalla memoria del figlio quello "spiacevole incidente", quella "bravata" per tornare semplicemente ad essere la famiglia felice che erano. A chi dare ragione? Con chi schierarsi? Forse ha davvero ragione chi dice che fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo.

1 commento:

Luigi ha detto...

Bene bene... Devo dire che il libro mi aveva incuriosito molto, già dal titolo semplice ed essenziale. Anche il risvolto di copertina aveva fatto il suo dovere, ma ora che lo hai letto sono proprio curioso di leggerlo anche io.
Adoro i libri che si svolgono tutti nello stesso posto e nello stesso tempo (anche se credo che, ovviamente, "La cena" avrà molti flashback). E in più è un thriller, quindi mi devo documentare studiando la concorrenza!

Confermo: la ressa per accaparrarsi i libri, quel giorno, ebbe dell'incredibile (notare l'uso del passato remoto: riesco sempre a tradire le mie origini!)

 
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